10) Dalla cultura di massa alla cultura multimediale
L’introduzione di una nuova tecnologia cambia tutto il sistema dei media: nella ri-mediazione ogni medium si specializza in determinati generi testuali e ogni genere testuale cerca un suo medium preferenziale.
Le evoluzioni in atto (talmente rapide e rilevanti da apparire, nell’insieme delle loro implicazioni, come una vera e propria rivoluzione) concorrono nella ricerca di definizioni appropriate da applicare ai possibili sviluppi culturali e sociali che sembrano profilarsi. Tra le tante accezioni che vengono veicolate nel momento della scelta dei termini che compongono una definizione si è scelto qui di prediligere il termine “multimediale” per sottolineare il carattere di convergenza, implicito nel termine, e che ben rappresenta alcune delle dinamiche in corso. Altri termini e definizioni rilevanti possono essere senza dubbio: “cultura digitale”, “cultura ipertestuale”, “cultura connettiva”, “cultura interattiva”, ”cultura informatica”,…
Prima di considerare quindi, con le dovute cautele, la naturale applicazione della prospettiva fin qui condotta, che porterà inevitabilmente a chiedersi quali trasformazioni culturali e sociali potrebbero venire favorite dalle innovazioni nelle tecnologie della comunicazione, è opportuna un’altra riflessione preliminare: ogni nuovo medium, nel momento della sua comparsa e nel momento della sua diffusione non ha mai eliminato i precedenti; piuttosto ha assegnato
«loro una nuova collocazione funzionale nel sistema»,
nel senso che ogni medium si è specializzato nel veicolare i generi testuali più adatti alle proprie caratteristiche e che ogni genere testuale ha un suo mezzo trasmissivo preferenziale.
Le reti telematiche digitali sembrano invece avere la possibilità di veicolare qualsiasi genere testuale, indipendentemente dai supporti sui quali storicamente sono nati e si sono sviluppati; si può quindi presumere che i nuovi media si presentino per certi versi come un’alternativa ai mezzi di trasmissione tradizionali, i quali d’altra parte possono ancora competere con i nuovi media grazie a caratteristiche relative al contesto fruitivo e a requisiti di funzionalità culturale (ad esempio la maggiore maneggevolezza, trasportabilità e familiarità del libro e del giornale rispetto al computer).
Può essere utile, a questo punto, l’introduzione del concetto di “rimediazione”, formulato recentemente da Bolter come una «fase di competizione culturale tra due o più tecnologie della comunicazione» nella quale «il nuovo medium imita alcuni tratti del vecchio, ma allo stesso tempo si presenta, esplicitamente o implicitamente, come suo miglioramento o superamento».
Il World Wide Web, secondo l’autore, è il frutto dell’assimilazione e rimediazione di quasi tutti i precedenti media visivi e testuali, compresi la televisione, il cinema, la radio e la stampa, i quali, d’altra parte possono rimediare i media più recenti: ad esempio il cinema tradizionale con l’utilizzo della grafica computerizzata, o la televisione con lo sfruttamento massiccio dei nuovi media, tanto che
«spesso il teleschermo sembra sintonizzato su una pagina del World Wide Web».
Come già esposto in precedenza, l’introduzione di una nuova tecnologia cognitiva non aggiunge e non elimina nulla al sistema di comunicazioni: cambia tutto.
note
1) Giulio Lughi, Parole on line. Dall’ipertesto all’editoria multimediale, Milano, Angelo Guerrini e associati, 2001, p. 140.
2) Jay David Bolter, Lo spazio dello scrivere: Computer, ipertesto e la ri-mediazione della stampa, Milano, Vita e Pensiero, 2002, p. 41.
3) Jay David Bolter e Richard Grusin, Remediation. Understanding new media, MIT Press, Cambridge 1999, cit. in Pietro Venturini, “Il medium è ciò che Ri-media”.
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