AI e Brand Identity: Innovazione Tecnologica o Strumento Limitato? L’esperienza di una copywriter

Intervistatore: Nell’intervista di oggi parliamo con Nicoletta*, copywriter e consulente di comunicazione strategica. Nicoletta, ci puoi raccontare di che cosa ti occupi nello specifico?

*Questa intervista fa parte di un’indagine sull’intelligenza artificiale condotta da un Jonathan e Ylenia, e mirata a comprendere come professionisti e aziende utilizzino l’AI per ottimizzare i loro processi lavorativi e affrontare nuove sfide. La nostra ricerca si concentra non solo sulle competenze tecniche degli intervistati, ma anche su come l’IA stia trasformando il loro approccio al lavoro quotidiano. L’intervista che segue è una sintesi di uno degli incontri svolti nel corso di questa analisi approfondita.

copywriting e brand identity nell'era dell'AI

 

Nicoletta: Ciao a tutti! Certo, mi occupo principalmente di copywriting e consulenza per la comunicazione. Negli ultimi anni, mi sono specializzata nella progettazione di brand identity e strategie di comunicazione. Oltre a scrivere contenuti, mi dedico alla pianificazione e alla creazione di piani di comunicazione annuali o semestrali, con un approccio cross-channel che include video, grafiche e contenuti testuali. Collaboro con professionisti, piccole imprese e pubbliche amministrazioni, offrendo soluzioni personalizzate e strategie adatte a ogni esigenza.


AI come supporto per superare il blocco iniziale del copywriter

Intervistatore: Nicoletta, come utilizzi l’intelligenza artificiale nel tuo lavoro quotidiano?
Nicoletta: L’uso dell’AI è per me limitato, ma utile in alcuni contesti. Ad esempio, utilizzo strumenti come ChatGPT per creare una scaletta o una struttura iniziale quando devo avviare un progetto complesso. Questo mi aiuta a superare il blocco iniziale e ad avere una base su cui costruire. Tuttavia, il contenuto finale richiede sempre una forte personalizzazione e interventi umani.

Intervistatore: Quali altri strumenti di AI hai provato?
Nicoletta: Ho utilizzato Canva con funzioni AI per la parte grafica e Copilot di Microsoft per la scrittura. Tuttavia, i risultati sono stati altalenanti. Per progetti di comunicazione complessi, l’AI fatica a cogliere le sfumature strategiche e creative necessarie, soprattutto per personalizzare il tono di voce o il linguaggio richiesto dai clienti.


Impatto dell’AI sui progetti di comunicazione

Intervistatore: Hai notato differenze significative nell’uso dell’AI per i progetti di comunicazione rispetto ad altre attività?
Nicoletta: Sì, nell’ambito dei progetti di comunicazione, l’AI è meno efficace quando si tratta di adattarsi a contesti specifici come il city branding o la progettazione di strategie complesse. Mentre può essere utile per attività preliminari o semplici, il risultato finale dipende sempre dall’intervento umano. Per esempio, quando ho provato a usarla per sviluppare testi adatti a più canali, ho riscontrato difficoltà nel creare contenuti davvero personalizzati.

city branding e AI

Quali sono i vantaggi e i limiti dell’intelligenza artificiale?

Intervistatore: Quindi, quali limiti hai riscontrato nell’uso dell’AI?
Nicoletta: I limiti principali sono due. Da un lato, l’AI utilizza spesso un linguaggio banale e stereotipato, poco adatto ai progetti su misura come ho citato poco fa. Dall’altro, tende a fornire informazioni inesatte o obsolete, soprattutto quando le fonti disponibili non sono aggiornate. Questo mi obbliga a verificare manualmente ogni dato e, in alcuni casi, a riscrivere intere sezioni.

Intervistatore: Puoi fornirci un esempio specifico di un problema legato all’affidabilità delle fonti?
Nicoletta: Certamente. Un caso emblematico riguarda un progetto di comunicazione in cui avevo chiesto all’AI di fornire dati aggiornati su un settore in continua evoluzione, nello specifico il mercato delle energie rinnovabili. Nonostante le richieste esplicite di utilizzare fonti recenti, l’AI ha riportato informazioni datate e in alcuni casi addirittura inesatte. Ad esempio, ha citato statistiche superate del 2018 quando il progetto richiedeva dati aggiornati al 2023.

Questo tipo di errore è particolarmente critico in contesti dove l’accuratezza è fondamentale, come la redazione di articoli tecnici o report strategici. Ogni volta che si verifica una situazione simile, sono costretta a controllare manualmente tutte le fonti, verificando ogni dato e spesso riscrivendo intere sezioni.

Intervistatore: Che vantaggi invece ti offre l’AI nel tuo lavoro?
Nicoletta: L’AI mi è stata utile per organizzare idee e velocizzare i primi passi di un progetto, come il brainstorming o l’analisi iniziale. In alcuni casi, ha suggerito spunti che non avevo considerato. È uno strumento pratico per attività ripetitive, ma non può sostituire la creatività e l’empatia che metto nei miei progetti. Il suo valore sta nell’aiutare a risparmiare tempo, offrendo una base di partenza.


Automatizzare attività ripetitive con l’AI

Intervistatore: Quale parte del tuo lavoro vorresti automatizzare con l’AI?
Nicoletta: La parte amministrativa. Gestire fatture, analizzare i dati e creare report sono attività che trovo noiose e poco stimolanti. Automatizzarle mi permetterebbe di dedicarmi maggiormente alla creatività e alle strategie, che sono il cuore del mio lavoro. Inoltre, penso che l’AI potrebbe essere utile per monitorare i progressi di un progetto e fornire analisi più dettagliate dei risultati.


Sfide uniche nella collaborazione con enti pubblici

Intervistatore: Quali difficoltà hai riscontrato lavorando con la pubblica amministrazione e l’AI?
Nicoletta: La pubblica amministrazione è un mondo a sé. Spesso, per policy interne, utilizza strumenti che non comunicano con piattaforme esterne. Questo rende complessa la collaborazione con i consulenti esterni, limitando la possibilità di integrare l’AI per migliorare i processi. Ad esempio, anche fissare una riunione può diventare un compito arduo. L’AI potrebbe avere un grande potenziale per semplificare queste interazioni, ma al momento non vedo soluzioni implementabili in questo settore.


Case study: il city branding

Intervistatore: Hai usato l’AI per progetti complessi come il city branding che hai citato prima?
Nicoletta: Sì, per un comune del Piemonte ho sviluppato un progetto di brand identity. Ho definito il tono di voce, i canali di comunicazione e una pianificazione cross-channel su base annuale. Tuttavia, l’AI non è stata d’aiuto per le sfumature strategiche o creative, che richiedono sempre un intervento umano. Il linguaggio dell’AI è troppo standardizzato per questi progetti, e le specifiche richieste dal cliente necessitano di un alto livello di adattamento.


Come educare i clienti all’uso dell’AI

Intervistatore: Qual è la reazione dei tuoi clienti quando proponi strumenti AI?
Nicoletta: Molti clienti non conoscono l’AI o la percepiscono come uno strumento “freddo” che può compromettere la qualità del lavoro. Uno degli aspetti più importanti del mio ruolo è educarli al fatto che l’AI non sostituisce il contributo umano, ma può migliorare l’efficienza e la qualità del progetto. Ad esempio, quando parliamo di creare un piano editoriale, spiego come l’AI possa velocizzare la ricerca e la struttura iniziale, lasciando però a me la definizione del tono di voce e del messaggio finale. Questo approccio rassicura il cliente e lo coinvolge attivamente.

Intervistatore: Credi che l’AI possa migliorare la relazione tra cliente e consulente?
Nicoletta: Assolutamente sì. L’AI può offrire report più chiari e dettagliati, facilitando la comunicazione dei progressi e dei risultati. Ad esempio, se un cliente vuole sapere l’impatto di una campagna pubblicitaria, un report basato sull’AI potrebbe fornire dati visivi e analisi semplici da comprendere. Questo rende il dialogo più trasparente e consente di prendere decisioni più informate.


La variabile umana nei progetti creativi

Intervistatore: Ritieni che l’AI possa gestire la complessità emotiva e relazionale nei progetti?
Nicoletta: No, e credo che sia uno dei limiti più grandi. La mia forza sta nel capire cosa desidera un cliente, quali sono le sue paure e aspirazioni, e tradurre tutto questo in un progetto comunicativo. Questa empatia e sensibilità umana non può essere replicata dall’AI, almeno non oggi. Inoltre, nei miei lavori tengo conto di variabili come la “simpatia” con il cliente, che influisce anche sulle tariffe. Questo tipo di personalizzazione non è replicabile con uno strumento automatizzato.


Lezioni Apprese e Prospettive per il Futuro


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