Sciopero Wikipedia, comma 29 e tutti noi
Visto che l’ho scoperto guardando il telegiornale e non giravagando su internet mi sembra opportuno diffondere: Wikipedia e’ in sciopero. E’ in sciopero per protestare contro la proposta di riforma legislativa che nel suo comma 29 del DDL intercettazioni sancisce…
l’obbligo per tutti i siti web di pubblicare, entro 48 ore dalla richiesta e senza alcun commento, una rettifica su qualsiasi contenuto che il richiedente giudichi lesivo della propria immagine.
Come ben spiegato, sempre su http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Comunicato_4_ottobre_2011…
in base al comma 29, chiunque si sentirà offeso da un contenuto presente su un blog, su una testata giornalistica on-line […]
e quindi su qualsiasi altro sito…
[…] potrà arrogarsi il diritto — indipendentemente dalla veridicità delle informazioni ritenute offensive— di chiedere l’introduzione di una “rettifica”, volta a contraddire e smentire detti contenuti, anche a dispetto delle fonti presenti.
Quindi, quello che mi fa venire in mente e’ che se c’e’ un truffatore che vende i suoi sedicenti corsi di ingegneria finanziaria, un’agenzia in franchising che vende i suoi “pacchi” ad aspiranti imprenditori, un’agenzia web che fornisce servizi scadenti al limite della truffa (NOTA: tutti questi riferimenti NON sono casuali)… ecco, queste belle persone e imprese ora potranno sentirsi garantite da una legge a loro tutela e non a tutela dei consumatori e degli utenti, che invece avrebbero potuto far sentire la loro voce di truffati e avvisare altri ignari utenti e consumatori attravero i loro post, discussioni su forum, commenti e recensioni.
Dal punto di vista SEO c’e’ un lavoro che si chiama Brand Protection ed e’ un lavoro sporco: consiste proprio nel tentare di manipolare le SERP (risultati delle pagine di un motore di ricerca) per salvare la faccia a gente e imprese che hanno avuto questo tipo di problemi (ovvero: lamentele pubblicate su internet a riguardo della validita’ dei loro prodotti/servizi).
Non solo e’ un lavoro sporco ma e’ anche un lavoro molto difficile: una recensione negativa, una discussione su un forum possono avere un’autorevolezza tale – agli “occhi” del motore di ricerca – da rendere molto difficile la campagna (che in pratica consiste nel tentare di far scendere di posizione – possibilmente in seconda pagina – i risultati “diffamatori”).
In questo ci vedo una buona dose di “democrazia” e tutela dei consumatori e degli utenti ed e’ anche questo il bello di internet.
Se questo decreto passera’ con questo comma non ci sara’ piu’ bisogno di fare “Brand Protection”. Poco male: e’ un lavoro sporco e poco nobilitante per un SEO. Ma come la mettiamo con gli utenti truffati che vogliono fare sentire la loro voce?